L’era digitale accorcia, notevolmente, i tempi, non solo di connessione e di interazione. La teoria della relatività in qualche modo può essere adattata a quello che stiamo vivendo negli ultimi anni: ciò che è accaduto soltanto pochi mesi fa sembra distare un’era geologica. Così, nonostante sia ufficialmente scomparto soltanto nell’ottobre scorso, Google+ è caduto nel dimenticatoio, fagocitato dalle innumerevoli novità che ci bombardano giorno dopo giorno, anche soltanto restando nell’ambito dei social network.
Un peccato, per alcuni: Google+ aveva sì le potenzialità per contrastare il dominio di Facebook ma qualcosa è andato storto. Presto è divenuto una sorta di “social di nicchia” nonostante i numeri, mai come in questo caso freddi e con poco valore, parlavano di circa 2-3 miliardi di iscritti. Ma nelle righe che seguiranno, scopriremo i motivi di queste cifre “gonfiate”.
La nascita di Google+ nel 2011
Orkut, Wave, Buzz, datati 2004, 2009 e 2011: erano stati questi i precedenti tentativi, tutti falliti, di Mountain View nell’ambito social. Google, nel pieno del boom d’iscritti di Facebook, provò allora a seguire strade alternative e ad offrire qualcosa di nuovo ai suoi utenti. Nacque Google+, nel giugno del 2011, e il successo stavolta fu confortante: dopo un mese, gli iscritti raggiunsero quota 25 milioni, tendenza in crescita, anche se più moderata, che si mantenne anche per gli anni successivi, almeno fino al 2015.
Certo, i numeri restavano lontani da Facebook, ma i traguardi raggiunti erano incoraggianti (presto si raggiunsero i 100 milioni di utenti attivi al mese). Di pari passo con la crescita degli utenti, gli sviluppatori mettevano a disposizione nuovi strumenti ed opzioni: tra tutti Hangouts, probabilmente la più utilizzata tra le nuove features, Custom URL’s e Eventd.
Di fatto, però, di novità di rilievo, sia grafiche che in quanto ad user experience, non se ne ebbe più traccia fino alla chiusura del social network, arrivata neppure un anno fa. Valga come esempio la versione mobile di Google+, mai realmente ottimizzata e immensamente lontana dai meccanismi che tengono gli utenti incollati non solo su Facebook, ma anche su altre piattaforme (Twitter, Instagram ecc) che nel tempo non hanno solo contrastato ma anche accompagnato l’uso del social di Zuckerberg.
Le particolarità di Google+
I più assidui frequentatori di Google+ ricorderanno le peculiarità del social network di Big G. Chissà se invece agli altri suonerà familiare il termine “cerchie“: fu quella l’idea più originale della piattaforma che, a differenza di quanto accadeva (e accade) su Facebook, permetteva ai suoi utenti di suddividere i propri contatti in quelle che, appunto, erano denominate cerchie a seconda del rapporto che si aveva con loro. In altri termini era possibile avere la cerchia del lavoro, quella degli amici, dei familiari ecc.
La novità poi fu portata avanti con le Communities e la possibilità di creare le playlist, e condividerle con la cerchia che si preferiva, oltre a piccoli accorgimenti che facilitavano le interazioni tra contatti e la fruizione di contenuti ritenuti più affini.
L’inizio della fine
Dal 2015 cominciò il calo, drastico, di utenti attivi. Google Plus vantava numeri impressionanti, si arrivò a quasi 3 miliardi di iscritti, ma evidentemente non supportati da quello che era il suo reale utilizzo. Numeri “gonfiati” visto che coloro che aprivano un account Gmail o che si iscrivevano a YouTube di fatto erano costretti ad aprire un profilo su Google+. Che presto divenne un deserto virtuale.
Così, lo scandalo che coinvolse Google a fine 2018 fu quasi l’occasione per Big G di liberarsi dell’ingombrante social network: una falla nel sistema permise ad un gruppo di hacker di prendere possesso dei dati personali di 500mila utenti. L’evento allontanò ulteriormente gli utenti, come ricorda il sito www.romadailynews.it si arrivò a calcolare che le interazioni calarono del 90% e che il tempo medio di permanenza sul social scese a 5 secondi. Un’inezia.
Google Plus è stato chiuso agli utenti privati nell’agosto 2019: la piattaforma resta in piedi per gli utenti “Enterprise” ed è quindi oggi rivolta solo al mondo aziendale.