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Coppa Italia Dilettanti, una storia lunga oltre mezzo secolo ricca di nomi blasonati

Il calcio dilettantistico, come risaputo, è il vero motore di tutto il mondo del pallone, formato da migliaia di appassionati, giocatori e dirigenti, che dedicano una parte del proprio tempo per coltivare, nel modo più autentico e genuino, la propria passione per la Dea Eupalla, come amava definirla il grande Gianni Brera.

Un torneo che da oltre 50 anni scandisce la storia del mondo dilettantistico è, senza alcun dubbio, la Coppa Italia Dilettanti, che ha cambiato la propria fisionomia svariate volte sino a giungere all’attuale formato, alle quali prendono parte le sole squadre appartenenti alla categoria “Eccellenza”, la quinta più importante nella scala gerarchica del calcio italiano, che vanta siti, come www.tuttoeccellenza.it, ritenuti un vero e proprio punto di riferimento per gli amanti del mondo dilettantistico.

La svolta nel 1981

Chi alza al cielo la Coppa Italia Dilettanti, oltretutto, guadagna direttamente l’accesso alla Serie D, la più importante serie dilettantistica del calcio italiano, ultimo scalino prima di accedere al mondo del calcio professionistico. La Coppa Italia Dilettanti, però, ha radicalmente mutato il proprio aspetto nel corso dei decenni.

Nata nel 1966, la coppa è stata disputata dalle squadre militanti in Promozione, che a quei tempi era considerata la categoria più importante a livello regionale. La manifestazione proseguì con questa formula fino al 1981. Scorrendo l’albo d’oro, si può cogliere la presenza del Cittadella, da svariati anni, ormai, società di punta del campionato cadetto nostrano, vicina in diverse circostanze, oltretutto, al clamoroso salto in Serie A.

In quegli anni, oltretutto, non era raro che le squadre fossero direttamente riconducibili a realtà aziendali, anche dal peso specifico non indifferente, come testimonia la vittoria del Banco di Roma nel 1975. La competizione mutò radicalmente il proprio volto nel 1981. La competizione, infatti, fu aperta anche alle squadre che partecipavano all‘Interregionale, la più importante serie del campionato dilettantistico, divenuto, poi, CND (campionato nazionale dilettanti) nel 1992.

La Coppa Italia Dilettanti, in quel momento, si sdoppia: fase Interregionale (poi CND), alle quali prendevano parte le sole squadre della massima categoria dilettantistica; fase Eccellenza/Promozione, dove erano inseriti i club delle due più importanti serie regionali calcistiche. Le vincenti delle due fasi, poi, si affrontavano nella finale che metteva in palio il trofeo: “partita secca” sino al 1994, doppio confronto “andata/ritorno” – ad eccezione della stagione 96-97 – negli ultimi anni.

Le imprese restate nella storia del torneo

Questa formula è restata in vigore sino al 1999. E le sorprese, spesso, l’hanno fatta da padrona: nelle diciotto edizioni disputate, infatti, ben sette volte la squadra proveniente dalla fase “Eccellenza/Promozione” hanno avuto la meglio sulle rivali della serie superiore. Ed alcune imprese, come quella del Quinzano, piccolo e sperduto paesino nella bassa bresciana capace di battere la Torres, sono restate nella storia del calcio dilettantistico.

Scorrendo l’albo d’oro di quegli anni, si può  notare la presenza di alcuni club blasonati come il Varese, capace negli anni ‘70 di giocare nella massima serie, o il Treviso, che disputò una stagione in Serie A a metà degli anni ‘00, oltre ad altre come Pistoiese (clamorosamente sconfitta dai camuni del Breno a fine anni ‘80) e Campobasso (superato a sorpresa dalla Larcinese) giunte all’ultimo atto del torneo senza, però, alzare la coppa al cielo.

L’attuale formula, quindi, è entrata in vigore nel 1999, dopo che la serie nazionale dilettantistica ha deciso di istituire la “Coppa Italia Serie D”. Peccato che, complice l’avvento della pandemia, non si sia conclusa la passata edizione e si sia deciso di non disputarla in questa annata. Ma tutti gli appassionati, però, si augurano che la Coppa Italia Dilettanti, possa vedere nuovamente la luce nella stagione 2021/2022.

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