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Coronavirus e Fase 2: quali mascherine utilizzare

L’Italia prova a rialzare la testa, o perlomeno a muovere i primi passi nella direzione di una riapertura complessiva e della costante lotta al Coronavirus. La pandemia di Covid-19 ha costretto lo Stivale ad un lockdown forzato che è durato in totale quasi due mesi: uno scenario che nessuno si sarebbe immaginato di vivere e che invece è coinciso con la realtà.

Che proprio oggi, in data lunedì 4 maggio, ha cominciato a mutare: a partire da questa mattina nella Penisola è infatti cominciata la famosa Fase 2, che sarà caratterizzata dalla riapertura di un certo numero di attività e da una maggiore mobilità concessa ai cittadini. Proprio per poter concretizzare questo secondo punto, tuttavia, sarà ancor più fondamentale indossare la necessaria mascherina.

Svolta 4 maggio: ma le mascherine sono obbligatorie

Uno strumento che era essenziale già prima, quando le occasioni di uscita erano davvero limitate al minimo: emergenza, lavoro o necessità (prima di questa categoria, quella di fare la spesa e dunque garantire la sussistenza della famiglia). Ecco che con lo scattare di questa nuova Fase 2, non si può di certo gettare al vento quanto di buono fatto fino a questo momento, vanificando tutti gli sforzi compiuti.

La mascherina si conferma necessaria anche in questo caso dunque. Ma ecco che sorge una nuova – o per meglio dire rinnovata – domanda: qual è il tipo di mascherina più adatta da utilizzare in questa situazione? Sono tutte efficaci allo stesso modo o alcune, per via di determinate caratteristiche, si distinguono come più consone ed utili a questa causa?

Ovviamente, esistono varie tipologie di mascherine, ma non tutte sono consone al delicato momento attuale in termini di efficienza. Dalle mascherine riutilizzabili a quelle professionali, da quelle realizzate tra le mura domestiche a quelle professionali: la lista è parecchio lunga e fornita. La differenza sostanziale la fanno due fattori: il materiale (o i materiali) dal quale queste mascherine sono composte ed il numero di strati di quest’ultimo.

Che cosa valutare nella scelta

Per il bene collettivo e per salvaguardare la salute, nostra e delle persone che ci circondano, sarebbe sempre meglio informarsi in maniera dettagliata in merito a tutti i parametri in causa: quelli considerati necessari per muoversi senza alcun pericolo e quelli che invece riguardano le mascherine a nostra disposizione. Questo, in modo da poter fare un attento e abbastanza dettagliato confronto.

Ad ogni modo, la certezza rimane quella che vigeva nel corso della Fase 1: è chiaro come la scelta migliore sia quella che ricade sulle mascherine chirurgiche certificate secondo gli standard europei. Non si tratta per forza di quelle che vengono utilizzate dai medici e dalle altre figure chiamate in causa nel settore sanitario, che è ovvio e giustissimo che debbano avere la precedenza ed alle quali devono essere destinate le scorte di mascherine FPP2 o FPP3.

È invece sufficiente che le mascherine in questione riportino il marchio CE. Questo per quel che riguarda l’aspetto che potremmo definire “ufficiale”. Per quanto concerne invece i due parametri sopra citati, l’aspetto importante non è tanto il numero di strati (che può variare dai due fino ai quattro) ma il droplet. Che cosa significa questo termine? Si tratta della capacità di filtrare le particelle di saliva, e di impedire dunque il passaggio di queste ultime da una persona all’altra.

Ma come poter essere sicuri di non incappare in truffe, o comunque in situazioni sconvenienti? Il tipo di mascherina chirurgica fino a questo momento descritto è in commercio ormai da qualche mese, ed è stato stabilito per questioni logiche e sanitarie che il prezzo di ogni pezzo in vendita non possa essere superiore a quello di 50 centesimi, in modo da poterne garantire a tutti il possesso.

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